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U.S. F.B.I. VS APPLE -WIP

Il caso "Privacy" più importante di questi mesi è quello scaturito dalla richiesta da parte dell'F.B.I. ad Apple di aprire l'iPhone 5 del terrorista autore della c.d. "strage di San Bernardino" avvenuta il 2 dicembre 2015 all'Inland Regional Center di San Bernardino, un centro per disabili (la sparatoria ha provocato la morte di 14 persone e il ferimento di altre 23).

In sostanza l'F.B.I. ai primi di Febbraio chiede ad Apple di fornirgli uno strumento per sbloccare l'iPhone 5 in modo da poter leggere i dati contenuti, Apple risponde che tale "chiave" non è disponibile, e che non è disponibile a crearla in quanto potrebbero essere messi in pericolo i dati e di conseguenza la privacy degli utenti.

In una nazione in cui il primo documento di riferimento alla Privacy risale al 1974 (Privacy Act of 1974) il dibattito è straordinariamente importante: cosa mettere davanti la privacy o la sicurezza?

I familiari di alcune vittime presenteranno un'istanza in tribunale a sostegno dell'ordine del giudice ad Apple di aprire il telefono. Alcune delle persone rimaste ferite nella strage, invece, vogliono presentare un'azione legale nei confronti di Apple perché aiuti l'F.B.I. a sbloccare l'iPhone dell'attentatore.

Il caso è tutt'altro che semplice. Si rileva in primis che Apple dicendo che non farà tale strumento, dichiara che comunque sarebbe in grado di farla, quindi teoricamente potrebbe avere un monopolio.

Tim Cook, CEO di Apple, il 16 febbraio scrive una lettera ai clienti "A Message to Our Customers - by Tim Cook", nella quale spiega perché ritiene che aprire una "back door" può essere rischioso per la privacy degli utenti.

Il 22 marzo 2016, le autorità federali avrebbero infatti trovato nuove strade per sbloccare lo smartphone del killer senza l'aiuto della società di Cupertino e avrebbero iniziato a verificarne l'efficacia.

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